Addio al geologo Arvedo Decima una vita dedicata alla montagna

AGORDO. Ha destato vasto cordoglio, non solo ad Agordo e in Agordino, la notizia della morte di Arvedo Decima, 95 anni, spentosi domenica sera nella sua casa di Mestre.

Un personaggio noto, nonostante la sua naturale modestia e riservatezza, sia per la lunga e qualificata professione esercitata ad alto livello in Italia e all’estero, sia per il significativo impegno culturale, espresso con rilevanti studi, ricerche, conferenze, simposi e culminato, una volta in pensione, con alcuni libri in cui ha condensato la sua intensa vicenda umana di lavoro, di passione per la montagna e di attaccamento alla sua terra d’origine.

Decima era nato a Kosseir, sul mar Rosso (Egitto) il 16 agosto 1923 da genitori agordini. Il padre Riccardo, perito minerario di Taibon, fu il protagonista, assieme ad altri tecnici agordini, delle fortune della miniera di fosfati di Kosseir che diresse dal 1920; la madre Emilia Dall’Acqua era di Ponte Alto. Rientrato ad Agordo nel 1934, si era laureato nel 1950 a Padova in Ingegneria (con la tesi di laurea «Progetto di sistemazione del torrente Rova») e in Geologia nel 1953, iniziando una brillante carriera professionale, ricoprendo importanti ruoli di grande prestigio e responsabilità, con non comuni doti d’intelligenza, serietà, senso del sacrificio, che gli hanno meritato ovunque stima e considerazione.

Ha collaborato con gli Atenei di Padova e Cagliari alla redazione di carte geologiche, ha fatto parte della spedizione De Agostini alla Terra del Fuoco nell’estate australe 1955-56 ed è stato docente all’Università di Catania. Dal 1957 al 1984 ha operato nel campo della geologia mineraria e della geologia applicata all’ingegneria specialmente in Sicilia quale direttore del servizio ricerche all’Ente minerario siciliano.

Nella ricerca scientifica ha svolto importanti indagini e scoperte di giacimenti in Italia, Libia e Marocco con numerose pubblicazioni di paleontologia e stratigrafia.

«Una bella persona», lo ricorda Piero Sommavilla, suo amico da 50 anni, «integra sotto tutti i punti di vista: umano, morale, alpinistico e professionale con cui ho condiviso l’amore dei monti ed esperienze di lavoro. Non esito a paragonarla per quadratura etica e professionale alla grande figura di Giovanni Angelini».

Grande appassionato di montagna (era socio settantennale della sezione agordina del Cai, ed aveva aperto alcune vie nuove in gioventù sui monti di casa), dal 1984 era tornato a vivere lunghi periodi ad Agordo con la moglie Paola (scomparsa nel 2009), con la quale aveva pubblicato una originale ricerca sull’antico “Lago di Agordo”.

Nel 2000 aveva ricevuto il premio Corpassa e nel 2013 un riconoscimento pubblico dall’amministrazione comunale di Agordo. Lascia le figlie Donata e Lorenza.

I funerali si svolgeranno alle 10. 30 di giovedì nell’arcidiaconale ad Agordo. —

G.San.

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