Accuse di truffa e turbativa d’asta per Malga Garda

Il legale rappresentante dell’azienda agricola che ha gestito la struttura dal 2015 è a processo ed è stato sentito ieri

lentiai. L’affidamento della gestione di Malga Garda nel 2015 finisce in tribunale. N.C., trentenne legale rappresentante dell’azienda agricola che vinse il bando quell’anno, restando in attività anche nei quattro anni successivi, è a processo con due accuse molto pesanti: turbativa d’asta e truffa. Nel procedimento, Veneto Agricoltura, che detiene la proprietà della malga, si è costituita parte civile.

Ieri è stato ascoltato l’imputato (assistito dall’avvocato Monica Casagrande), che ha ricostruito i fatti del 2015. Veneto Agricoltura aveva aperto il bando per l’affidamento della gestione di Malga Garda, che si trova a Colderù di Lentiai e che da qualche anno era in gestione a un’altra azienda agricola.

Il bando, però, aveva incontrato anche l’interesse dell’azienda del giovane imputato, che decise di raccogliere tutte le informazioni necessarie alla partecipazione negli uffici di Veneto Agricoltura in Cansiglio. L’azienda aveva tutti i requisiti per partecipare, tranne uno, fondamentale: il numero di vacche da portare in malga.

Veneto Agricoltura, infatti, aveva fissato in 28 il numero di capi necessari per partecipare al bando, ma l’azienda ne possedeva solo una quindicina. L’imputato ha quindi chiesto a Veneto Agricoltura se fosse possibile acquistare le vacche mancanti nell’imminenza della partecipazione al bando e, dopo aver ottenuto il via libera, ha trovato i capi in un’azienda dell’Alpago.

Svolte le pratiche burocratiche (passaggio di proprietà, annotazione dei capi nel registro di stalla e all’anagrafe nazionale bovina), le vacche sono però rimaste nella stalla del vecchio proprietario, in attesa delle visite veterinarie che avrebbero dovuto certificare l’idoneità alla produzione di formaggio, visto che in precedenza quelle mucche erano utilizzate solo per il latte. Una volta vinto il bando, i gestori hanno anche scoperto che la malga non era in condizioni operative e la prima stagione, di fatto, se n’era andata per i lavori di adeguamento, visto che mancavano luce, acqua corrente, impianto di potabilizzazione, frigoriferi e impianto di smaltimento del letame.

A complicare le cose è arrivato il responso veterinario: quelle vacche presentavano il batterio che rende il loro latte inutilizzabile per la produzione di formaggio da latte crudo e quindi sono state rivendute al vecchio proprietario. In sostanza, le mucche acquistate non sono mai state portate in malga e non sarebbero state pagate, visto che sono rimaste di proprietà dell’azienda solo per un mese, con accordo di pagamento a due mesi.

A denunciare l’anomalia sarebbe stato il precedente gestore, che aveva perso la gestione della malga, andata a qualcuno che, secondo le accuse, non ne aveva i requisiti. Il processo è stato rinviato al 20 febbraio. —

I.A.



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