Accordo sui costi aggiuntivi riparte la palestra di roccia

CORTINA. I lavori alla palestra di roccia a Sopiazes andranno avanti. È stato infatti trovato l'accordo tra la ditta costruttrice e il Comune sui costi aggiuntivi emersi in corso d’opera: il Comune rinuncia a 250 mila euro dei 600 mila euro risparmiati sul prezzo d'appalto, ma la ditta si accontenta di quei 250 mila euro al posto dei 900 mila che chiedeva in più rispetto al progetto.
Su 43 offerte, nel 2011, la spuntò la ditta Fm Fabbricazioni Metalliche Srl di Cagliari con un ribasso del 19.22% su un importo complessivo dei lavori di 2.825.000 euro, di cui 2.735.000 quelli soggetti al ribasso d’asta, il Comune risparmiò quindi circa 600 mila euro. Dell’importo complessivo, un milione 173.374 euro servono per le componenti strutturali in acciaio, metallo e vetro; 605.573 per le opere edili; 269.753 per gli impianti tecnici; 274.984 per gli impianti elettrici; 218.815 per le paratie e 192.498 per le strutture di legno lamellare. I lavori, che concretizzano il progetto dell’associazione di professionisti di Torino, con l’architetto Erica Ribetti e gli ingegneri Antonio Ingegneri, Luca Lussoio, Giovanni Andrea Risso, Michele Falica e dal geologo Ennio Chiesulin, ora dunque proseguiranno, superato lo scoglio dei costi aggiuntivi.
«Questo è il peccato originale degli appalti pubblici», spiega l'assessore ai Lavori pubblici Stefano Verocai, «vince il ribasso e poi saltano fuori i costi aggiuntivi. Ma le spese in questo caso sono giustificate e vogliamo finire i lavori. Abbiamo dato priorità alla fine dei lavori trovando un accordo con la ditta sarda. Il Comune dovrà rinunciare a 250 mila di quei 600 mila euro risparmiati al tempo dell'affidamento. All’inizio l’azienda aveva chiesto un aumento di ben 900mila euro. Altro problema sono stati i ritardi accumulati dalla ditta, la cui produttività si è rivelata decisamente al di sotto della aspettative, ma solo per quanto riguarda i tempi e non per la qualità degli interventi, con solo lo 0,045 per cento dell’opera realizzata per giorno di lavoro. Un prestazione deludente al punto che si è seriamente pensato di recedere il contratto causa inadempienza».
A far propendere la giunta di martedì per un accordo con la ditta sono state due considerazioni di base. «La prima», rivela Verocai «è stata che, se anche avessimo optato per la risoluzione del contratto, le inevitabili procedure burocratiche avrebbero sicuramente allungato i tempi invece che accorciarli. L’accordo con la ditta è stato trovato al fine di realizzare l’opera quanto prima. Abbiamo giudicato che l’interesse pubblico, dato che l’opera è attesa dalla comunità degli scalatori, fosse nell'avere la palestra pronta per l’uso. La seconda considerazione partiva dal fatto che i costi in più erano giustificati da lavori suppletivi rivelatisi necessari ed effettivamente eseguiti».
«Il fatto», prosegue Verocai, «è che si tratta di un'opera innovativa, che ha pochi precedenti di riferimento e con un interrato profondo 12 metri. Con tante incognite i guai di cantiere sono dietro l'angolo così come gli aggiustamenti di rotta in corso d’opera cui gli ingegneri devono far fronte. Non sono cose da farci preoccupare oltre un certo grado anche perché, ormai, le opere di calcestruzzo sono terminate ed erano quelle le più difficili e “imprevedibili” da gestire. Ora rimangono solo da apporre i prefabbricati i cui materiali sono già in fase di lavorazione e dai quali non ci si aspettano brutte sorprese quando, all’inizio della primavera, riprenderanno i lavori».
«L’opera», conclude Verocai, «il cui progetto è stato presentato in anteprima ad agosto a “Cortina InCroda”, verrà finita con qualche mese di ritardo, è vero, ma a volte è meglio metterci e spendere qualcosina in più ed essere sicuri di avere una lavoro a regola d’arte e con i materiali giusti, capace di durare. Ormai, con i passaggi più difficili realizzati e le spese aggiuntive motivate dalle opere eseguite, non ha senso fermare i lavori proprio ora che siamo così a buon punto e abbiamo chiuso la transazione risparmiando 350 mila euro».
Alessandra Segafreddo
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