Abbandona i maiali e tre muoiono: malgaro nei guai

Un agordino a processo per abbandono e maltrattamento in una malga di alta montagna

FALCADE.

Tre maiali muoiono di fame. Gli altri quattro diventeranno salami, dopo essere stati portati in salvo da malga “I Lach”, ma questo non è reato. L’agordino Alessio Tabiadon è a processo per abbandono e maltrattamento di animali, difeso d’ufficio dall’avvocato Tullio Tandura. La vicenda è del dicembre di cinque anni fa ed è entrata in tribunale ieri mattina, davanti al giudice Coppari e al pubblico ministero Rossi. Non c’era l’imputato.

In quell’inverno di grandi nevicate, l’uomo è accusato di aver lasciato sette suini nel porcile della malga localizzata nell’omonima località di Falcade, che aveva preso in affitto qualche tempo prima. Due di razza vietnamita, che si distinguevano per le loro dimensioni ridotte, oltre che per le orecchie verticali sulla testa e la coda dritta e non arrotolata come quella dei maiali comuni. Animali non grossi come quelli più familiari, ma che possono comunque raggiungere il quintale di peso e hanno una notevole stazza. Tutti erano in condizioni difficili per l’ambiente, ma soprattutto per la mancanza di cibo e acqua, tanto che tre non sopravviveranno agli stenti, mentre gli altri quattro saranno ritrovati molto dimagriti e in grave sofferenza. Atrofia muscolare e decadimento fisico, recita con maggiore precisione l’accusa.

Questi sono stati, a loro modo, fortunati, perché qualcuno è passato da quelle parti in mezzo alla neve e li ha sentiti lamentarsi con le ultime forze che avevano. Ha chiamato la Forestale, che il 12 dicembre ha effettuato un sopralluogo necessario a metterli in salvo e a riportarli a valle, non senza una notevole fatica. Quando sono tornati belli grossi, nessuno ha potuto sottrarli al loro destino di diventare bistecche oppure insaccati.

L’udienza filtro del primo pomeriggio ha aperto il dibattimento. Il pubblico ministero Rossi ha prodotto una lista di due testimoni da sentire, che poi sono i due ispettori forestali. Il difensore provvederà al controesame e, se lo desidererà, ci sarà anche l’esame dell’imputato, che sarà chiamato a descrivere la propria gestione della malga e a motivare l’abbandono degli animali e la morte di tre di loro per fame e sete. Non era semplice raggiungere la malga, in mezzo alla neve, ma probabilmente qualcosa in più lo si poteva fare. Il giudice Coppari ha ammesso tutte le prove richieste e fissato la prima udienza per il 15 settembre, alle 10.30. In questo caso, la parte offesa è lo Stato italiano, ma nessuno si è costituito parte civile. (g.s.)

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