A Feltre torna a rivivere il pozzo del 1500

Riemerge una tessera inedita del mosaico della storia feltrina. È stato svelato il restauro dell’antico pozzo in pietra nascosto ai piedi del municipio, profondo 5,20 metri, illuminato di notte e riportato alla luce dopo aver liberato gli interspazi fra le colonne della loggia in cui è inserito, tamponati da tempo immemorabile. Il lavoro di consolidamento ha restituito inoltre l’agibilità alla soprastante piazzetta delle Biade, recintata da anni in seguito ai cedimenti.
Il restauro del pozzo riqualifica l’ingresso in cittadella per chi arriva dalle scalette vecchie e dagli ascensori (in attesa della riqualificazione del Belvedere nel 2019), conferendo leggerezza alla struttura che tiene in piedi la piazza. Si tratta di un ritaglio da 104 mila 500 euro del grande progetto “Gold ring” legato ai fondi di confine. «Con questo intervento, che segue la riapertura della torre dell’Orologio, si chiude la prima fase di lavori su piazza Maggiore con l’avviamento della stagione turistica estiva», commenta l’assessore alla cultura Alessandro Del Bianco. «L’operazione restituisce un angolo dimenticato della città. Si iniziano a vedere i frutti di una pianificazione che stiamo portando avanti sul centro storico».
Pare che la loggia sia stata murata tra la fine dell’Ottocento e i primissimi del Novecento, quando è arrivato l’acquedotto a Feltre. Il pozzetto risulta ornato con due stemmi di rettori veneziani che governarono la città, uno cinquecentesco e l’altro quattrocentesco, ma la costruzione va ancora più indietro nel tempo e la datazione è incerta. «Si tratta di un pozzo cosiddetto “alla veneziana”», spiega l’architetto Gloria Manera. «L’acqua viene filtrata in un catino attraverso ghiaia, pietrisco e sabbia per ricondurla all’interno del pozzo, che ha una parte che funziona ancora perché nonostante la sua pancia sia stata tranciata da tutti i sottoservizi nell’ultimo secolo, continua a riempirsi fino a un certo livello».
Prima di iniziare i lavori c’era una rastrelliera per bici che escludeva l’accesso all’ultima parte della piazzetta, perché per metà c’erano problemi di cedimenti. Aver sistemato il pozzo ai suoi piedi, ha fatto sparire le transenne dalla piazza. «L’abbiamo resa interamente accessibile», dice l’ingegnere Siro Andrich. «La copertura del pozzo, che fa da piano di appoggio alla piazza, è un grande lastrone in pietra di 2, 60 metri per 2, 60 metri con un peso di 2, 5 tonnellate. Anche il parapetto è stato adeguato».
Giancarlo Marchioro è un signore di una certa età, ma era un bambino nel 1937 quando giocava con un amico, Ernesto Turro, a tirare sassi con la fionda sopra piazzetta delle Biade e si è accorto che in un certo punto i sassolini cadevano sotto la pavimentazione. Ha avvisato una guardia, che ha avvertito le autorità e da quella segnalazione sono partiti gli scavi che hanno fatto riscoprire il pozzo.
«È un altro tassello del progetto di rilancio turistico della città», evidenzia il sindaco Paolo Perenzin. «Ci siamo permessi il lusso di andare nel 2012 a presentare un’idea di città proiettata nel 2030 e che vedeva la valorizzazione degli aspetti culturali e il centro storico in particolare come elemento portante», rilancia l’assessore ai lavori pubblici Adis Zatta. «Stiamo realizzando la strategia preparata negli anni scorsi». —
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