A Falcade c’è “La Fragola”, un’azienda nata per amore

FALCADE. Ogni bellunese che lascia la montagna è una perdita, ma ogni non bellunese che, per motivi sociali, affettivi o lavorativi, decide di metter su casa e famiglia qui è un valore aggiunto che vale doppio nell’equazione fra turnover e spopolamento.
Silvia Bonora è arrivata a Falcade direttamente da Argenta, in provincia di Ferrara, per metter su famiglia assieme al falcadino Christian Ganz, conosciuto nel 2001 durante una stagione di lavoro estiva. L’amore per lui e la passione condivisa per l’ambiente e l’agricoltura si sono tramutati presto in attaccamento alla montagna e voglia di fare qualcosa per valorizzarla.
Come è iniziato tutto?
«Christian aveva una serie di terreni ereditati sulla piana agricola di Falcade, mentre mio figlio Riccardo, laureato in lingue, culture e mercati dell’Asia, aveva fatto come me diverse stagioni in montagna. Abbiamo così deciso come famiglia di valorizzare il nostro slancio per la natura buttandoci in questa nuova avventura. Abbiamo aderito al bando di primo insediamento per giovani in agricoltura nel giugno 2014. All’inizio avevamo un po’ di perplessità, poi siamo finiti tra i primi dieci in graduatoria. I risultati sono usciti a ottobre e siamo partiti pieni di energie, aprendo l’azienda “La Fragola” di Riccardo Bonora, a luglio del 2015».

Cosa viene apprezzato dei vostri piccoli frutti?
«La coltivazione senza il ricorso a trattamenti, agevolata dal fatto di essere fatta in un terreno incontaminato come la montagna bellunese, rende i nostri prodotti gustosi al palato e genuini alla vista. I nostri terreni si trovano a ridosso di passeggiate cicloturistiche o escursionistiche, perciò molti clienti ne approfittano anche per venire direttamente al punto vendita sulla piana per acquistare la nostra frutta, altrimenti gliela portiamo noi, oppure la spediamo. Abbiamo molti consumatori abituali anche fra chi ha la seconda casa in montagna. Mi viene in mente un signore che ha la casa vacanze a Predazzo, in provincia di Trento: quando sale, fa sempre in modo di fare tappa da noi per comprare qualcosa. C’è anche chi ha deciso di regalare i nostri succhi e le nostre composte come bomboniere di battesimo o addirittura di matrimonio».
Come vi dividete il lavoro?
«Riccardo e Christian sono la parte fisica di cura delle piante, dei campi e delle serre, oltre che della raccolta. Io mi occupo più della pubblicità, dell’organizzazione di piccole iniziative e della partecipazione a fiere e mercatini che ci impegnano tutto l’anno, da Falcade e Sottoguda ad altre zone vicine, fino a fuori provincia. Il punto vendita è aperto da fine maggio a fine ottobre, quindi è importante per noi poter coprire con la vendita diretta gli altri periodi parti dell’anno. E i nostri figli Aurora e Alessandro stanno crescendo prendendo la stessa passione».
Come vi trovate a Falcade?
«Personalmente amo il mare con tutta l’anima, ma da quando vivo qui ho bisogno delle mie passeggiate a Laresei, al rifugio Fuciade, immersa nel silenzio. Se per qualche ragione dovessimo andarcene, penso che non potrei mai più vivere in città. Amiamo il nostro territorio e abbiamo un profondo attaccamento, tanto che ci sentiamo privilegiati a poter vivere e lavorare quassù, anche perché è l’ambiente migliore dove crescere dei bambini per via della natura, l’aria aperta e pulita, la sicurezza di lasciarli giocare in strada senza temere che possa capitare loro qualcosa. Ci sono sempre più persone che come noi stanno decidendo di trasferirsi nell’alto Bellunese per coltivare la terra e allevare gli animali, soprattutto coppie giovani. E mio figlio Alessandro, per quanto piccolo, ha già detto di volerci restare».

Avete già in mente qualche novità?
«Vogliamo sviluppare laboratori didattici anche con le scuole, creare passeggiate tematiche, piccole degustazioni e iniziative di auto raccolta. Non è facile riuscire a tenere in piedi un’azienda agricola perché non è tutto un lavoro in discesa, ma c’è sempre la soddisfazione di fare quel che ci piace e di stare a contatto con la gente, oltre che di avere bei riscontri».
Perché vi sentite custodi?
«Perché il nostro è un territorio fragile e serve chi se ne prenda cura. Se ci fossero soltanto turisti e non residenti sarebbe una montagna povera, c’è bisogno di protezione e manutenzione continua».
Anche voi aderite a “DDolomiti” e siete nella guida “Custodi del territorio”.
«Abbiamo subito sposato l’iniziativa perché pensiamo che la provincia di Belluno ne abbia bisogno. Grazie alla pubblicazione nella versione online del 2018 abbiamo iniziato a fare spedizioni in tutta Italia, perfino in Sardegna. Siamo grati di questa visibilità, anche perché potersi raccontare non è sempre scontato».
All’azienda agricola “La Fragola” di Riccardo Bonora, oltre alla produzione di fragole e degli altri frutti, come i mirtilli giganti americani, i lamponi classici e gialli e le more, c’è spazio anche a una piccola produzione di miele, di succhi e composte. «Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto delle persone che ci sono state vicine e ci hanno sostenuto nei vari momenti di questo cammino. Dalla bisnonna al prozio di Christian, purtroppo mancati, i primi a entusiasmarsi per il progetto forti delle loro radici legate alla terra (la nonna coltivava le patate nei terreni da cui siamo partiti). E poi il papà di Christian, Giocondo, ormai in pensione, sempre pronto ad aiutare e a dare una mano, e lo zio Vittorino, che risolve i problemi e gli imprevisti che si presentano sui macchinari».
—
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi