Belluno, aggressione intestina a Fratelli d’Italia nell’ufficio dell’assessore
Si chiariscono i contorni del gravissimo episodio accaduto in Comune
Il presunto aggressore fa parte dello stesso partito del consigliere Stefani

Affari di famiglia. È un’aggressione tutta interna a Fratelli d’Italia quella al consigliere comunale Armando Stefani. Possono essere spiegati così l’imbarazzo iniziale, il silenzio successivo e la solidarietà tardiva su un fatto gravissimo, che sarebbe accaduto a Palazzo Rosso, nell’ufficio dell’assessore Paolo Luciani della Lega. Stefani ha presentato alla polizia una querela per l’ipotesi di reato di tentato omicidio, mentre il denunciato M.D.V. esclude di essere arrivato a tanto, attraverso il suo avvocato Daniele Tormen: «Mi sembra francamente troppo e la nostra versione è senz’altro diversa da quella della presunta parte offesa», garantisce Tormen, «ma in realtà non ho ancora in mano nulla, sicché aspetto qualche atto dalla Procura della Repubblica. Posso solo confermare di essere il difensore».
Presunzione d’innocenza garantita, ci mancherebbe. Certo Stefani sostiene di essere stato preso per il collo e di aver rischiato di morire per strangolamento o per un infarto, che peraltro non sarebbe stato il primo. Il 70enne bellunese ha avuto di recente problemi di salute e una situazione del genere avrebbe potuto costargli la vita. Ha allegato alla querela delle fotografie del suo collo, che sarebbero significative, dopo la visita dal proprio medico di base Fabio Bortot della Medicina di gruppo integrata Belluno-Dolomiti di Cavarzano.
Dopo quello che era accaduto, ci sarebbe stato un tentativo di conciliazione, ma una situazione già molto pesante lo sarebbe diventata ancora di più. Insomma, il fascicolo è sulla scrivania del sostituto procuratore Marta Tollardo, che farà le valutazioni necessarie e sentirà o farà sentire i possibili testimoni, a partire da Luciani, che sarebbe rimasto molto scosso. Quello che sorprende è che nessuno si sia scomodato a fare una telefonata al 118 e lo stesso Stefani non sia andato subito al Pronto soccorso.
Che abbia prevalso la ragion di Stato? O che qualcuno gli abbia chiesto di non farlo, perché altrimenti la vicenda sarebbe diventata pubblica, in tempo reale? Domande da consegnare in busta chiusa al magistrato, che potrebbe anche allargare il raggio delle indagini a qualche altro politico. Tutti innocenti, fino a prova contraria, ma anche tutti zitti.
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