Ictus e tumore del colon-retto: cosa può fare l’intelligenza artificiale

Diagnosticare prima la malattia e ridurre i tempi di applicazione dei trattamenti più appropriati. Ecco i vantaggi dell’Intelligenza artificiale in neurologia e gastroenterologia

Malattie vascolari e tumori: la prima e la seconda causa di morte a livello globale, anche in Italia. Nonostante questo, dalla metà del Novecento in poi la mortalità ad esse dovuta sta progressivamente calando. Merito del progresso scientifico, dicono gli esperti, che ha portato al miglioramento dei trattamenti e allo sviluppo di nuove terapie. E merito anche dell’innovazione tecnologica che oggi consente non solo di fare diagnosi sempre più accurate, ma anche di prevenire o diagnosticare precocemente le malattie. Le intelligenze artificiali applicate alla clinica, in particolare, rappresentano gli strumenti più avanzati, capaci di supportare (senza sostituire) medici e operatori umani.

Benché ci sia margine di miglioramento, i vantaggi di tecnologie simili sono palesi.

In radiologia, per esempio, le intelligenze artificiali permettono di elaborare più velocemente le immagini delle Tac per gli accertamenti di sospetto ictus, e, qualora confermato, aiutano i clinici a definirne con precisione la tipologia (se ischemico o emorragico) e, se ischemico, consente di capire quanta area del cervello è già infartuata. Passaggi cruciali, questi, per arrivare il più velocemente possibile alla diagnosi e avviare subito i trattamenti più indicati che variano, appunto, in base al tipo di ictus. Arrivare prima significa dare ai pazienti più chance di sopravvivere e di ridurre le disabilità conseguenti all’evento cerebrovascolare. “Questa applicazione di intelligenza artificiale ha un valore ancora più importante per un territorio come quello della provincia di Belluno perché ci consente di arrivare rapidamente ad una diagnosi raffinata in qualsiasi ospedale si rivolga il cittadino, per poterlo indirizzare in breve tempo alle cure più appropriate per il caso specifico”, spiega Maria Grazia Carraro, direttore generale della Ulss 1 Dolomiti. L’azienda sanitaria bellunese, che nel 2021 ha registrato circa 390 casi di ictus, ha investito in tecnologie innovative per fornire ai propri clinici tutti i supporti e gli strumenti per prestare le migliori cure possibili. Nelle radiologie di Belluno, Feltre, Agordo e Pieve di Cadore i pazienti potranno contare su algoritmi di intelligenza artificiale per diagnosi più tempestive che riducono i tempi per l’inizio delle terapie.

Se in neurologia l’intelligenza artificiale interviene sulle tempistiche di diagnosi e trattamento, in gastroenterologia è uno strumento che promette di far entrare la prevenzione del cancro del colon-retto (la terza neoplasia più frequente e la seconda causa di morte al mondo) in una nuova era, rendendo gli strumenti diagnostici sempre più precisi e affidabili nel supporto all’individuazione di formazioni sospette. Infatti, se durante una colonscopia tradizionale non si riesce a vedere in media il 30% delle anomalie colorettali, secondo recenti stime l’applicazione di un’intelligenza artificiale all’esame endoscopico è in grado di abbassare il deficit nel rilevamento al 14%. “Questa tecnologia consente di aumentare significativamente la capacità di diagnosi anche delle piccole lesioni polipoidi e delle lesioni neoplastiche, che non sempre sono visibili con l’esame classico”, precisa Carraro, che aggiunge che per le gastroenterologie di Belluno e Feltre sono stati acquisiti due sistemi di intelligenza artificiale per l’identificazione e la caratterizzazione delle lesioni del colon. L’intelligenza artificiale ha una capacità più elevata rispetto all’occhio umano di riconoscere ed elaborare rapidamente le immagini e di identificare le eventuali lesioni. Non solo, questi algoritmi abbinati a sofisticati software consentono anche di supportare i clinici nella caratterizzazione del tipo di lesione. “Questo porta un indubbio vantaggio sulla prevenzione del tumore al colon e migliori prospettive di cura - conclude Carraro - perché consente sia una diagnosi nei primissimi stadi della malattia sia una accurata identificazione del tipo di lesione, dando importanti informazioni per la personalizzazione del percorso di cura successivo”.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi