Sommacal, addio Dolomiti. «Ho dato tutto, ora vado al Conegliano»

Calcio Serie D. L’esperto difensore lascia un consiglio alla dirigenza: «Buona organizzazione, ma vanno migliorati i rapporti umani»
Gianluca da Poian

Simone Corbanese ha appeso gli scarpini al chiodo, mentre la decisione di Sebastiano Sommacal è quella di cominciare un nuovo percorso calcistico. Più precisamente al Conegliano, neopromossa in Eccellenza, ma intenzionata a disputare un campionato di vertice e che ha già ufficializzato alcuni rinforzi di valore.

Peraltro, il club gialloblù della Marca avrebbe manifestato interesse pure nei confronti dei due agordini Yari Masoch e Stefano Mosca, i quali comunque di opportunità di mercato ne hanno parecchie. Di certo la Dolomiti Bellunesi saluta un’altra delle bandiere del vecchio Belluno e delle due scorse stagioni post fusione. Il difensore centrale ha scelto in autonomia di provare un’altra avventura, mancando ad oggi una comunicazione dal suo ormai vecchio club. La sensazione comunque era quella di un percorso giunto al termine pure secondo il club.

Sebastiano, è quindi terminato il tuo impegno calcistico con la Dolomiti Bellunesi.

«Sì, ho accettato la proposta del Conegliano. Ho percepito l’entusiasmo dell’ambiente e la loro voglia di valorizzare anche l’aspetto umano. Mi immagino, però, ci attenda un’Eccellenza tosta».

Con che sentimenti lasci la squadra della provincia di cui hai fatto parte sino ad ora?

«Mi ritengo felice di aver provato un’esperienza a cui tenevo molto. Ci tenevo a continuare con la Dolomiti nell’estate 2021, così da dare un seguito al lavoro e agli anni costruiti a Belluno. La permanenza della scorsa stagione, invece, mi ha permesso di restare nonostante la rifondazione e la scelta di affrontare l’anno in un modo quasi professionistico, vedi ad esempio i doppi allenamenti».

Guardando ai risultati, nell’ultimo torneo i sorrisi sono stati pochi.

«Senza dubbio è stato un campionato travagliato e particolare. Abbiamo compreso troppo tardi quale fosse la nostra reale dimensione, dimostrata dai 22 punti ottenuti all’andata e i 21 del ritorno. Comunque siamo stati bravi a salvarci, perché ad un certo punto il rischio di trovarsi a piangere l’ultima domenica esisteva eccome. Ma non doveva finire male, anche per salutare come si deve il Cobra».

Sei entrato al suo posto in una stagione dove hai cominciato in panchina con Brando, tornando in seguito titolare con Zanin e infine vivendo in panchina le ultime sfide complice pure il post infortunio al naso.

«Intanto fare staffetta con il Cobra la ritengo una una soddisfazione. Dopo di che, sono più soddisfatto della seconda stagione rispetto alla prima. Spiace perché quando mi sono rotto il naso, ipotizzavo il traguardo fosse ormai vicino ma così non è stato».

Da tifoso esterno ora, in cosa deve migliorare la Dolomiti?

«Secondo me in alcuni aspetti umani. Mi spiego. Sotto il profilo del lavoro e dell’organizzazione, la società sta lavorando in modo egregio. Però non vanno trascurati i rapporti personali. Me lo insegnano gli anni al Belluno, in cui magari non eravamo la squadra più forte ma si erano creati legami splendidi all’interno dello spogliatoio. Stavolta abbiamo faticato nell’essere uniti».

Sapevi saresti andato via?

«Desideravo tentare una nuova esperienza fuori provincia, avendo sempre giocato qui. Inoltre adesso sarebbe risultato complesso gestire la tipologia di impegno richiesto alla Dolomiti. Lascio consapevole di aver dato tutto».

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