Venezia ricorda Valeria Solesin: corona di girasoli sul ponte a lei dedicato
Cerimonia a San Giobbe con il sindaco Brugnaro, il fratello Dario e il consolato francese. Un invito a mantenere vivo il messaggio di pace e l’impegno civile della giovane ricercatrice veneziana.

Una corona di girasoli, un nastro giallo legato al ponte. «Forse è questa la cosa che fa più male di tutto, che ci sia ancora tanto odio nel mondo». Dario Solesin ha gli occhi lucidi, dietro di lui c’è il ponte a San Giobbe intitolato alla sorella Valeria, uccisa nella strage del Bataclan il 13 novembre 2015.
«I miei genitori sono a Parigi, ma ci tenevano a mostrare loro riconoscimento a Venezia. In questi 10 anni il comune è diventata parte della nostra famiglia, ha sempre ricordato in maniera viva mia sorella Valeria. Mia sorella era una persona semplice, era proprio la sua semplicità a renderla speciale».
Prima del fratello Dario, ha preso la parola il sindaco Luigi Brugnaro. Da giovedì 13, sul ponte a San Giobbe c’è uno striscione: «Ciao, Valeria». «Due occhi luminosi, sorridenti, pieni di speranza nel futuro e in una vita che si stava costruendo con gli affetti più cari», ha detto Brugnaro, «una bella persona, studiosa, impegnata e generosa, vittima di barbara follia, lascerà un ricordo indelebile in tutti noi. Non abbiamo dimenticato la sua intelligenza viva, il suo impegno civile, la sua generosità. Quel ponte, simbolicamente e concretamente, l’abbiamo costruito e siamo chiamati a mantenerlo vivo ogni giorno.
Oggi più che mai, in un mondo attraversato da conflitti, tensioni e nuove forme di odio, Venezia deve continuare a essere un faro di pace e di incontro. Ricordare Valeria significa anche questo».
Alla cerimonia ha preso parte anche il console onorario della repubblica francese Marie-Christine Jamet: «Spetta a noi agire perché l’odio non trionfi sulla vita».
Poi, il protettore per il diritto allo studio Elti Catarruzza: «Abbiamo ricordato Valeria alle lauree, era una persona che stava dedicando la sua vita allo studio e alla ricerca», le sue parole, «molti dei nostri ragazzi avevano poco più di dieci anni quando è accaduta la strage del Bataclan. È nostro dovere trasmettere un messaggio alle nuove generazioni: senza il valore della giustizia, cultura e conoscenza hanno poco significato».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi








