Sparò e uccise figlio: balistica, da distanza ravvicinata

Omicidio nel Vco, Ris: "traiettorie colpi pressoché orizzontali"

(ANSA) - NOVARA, 14 NOV - I due colpi partiti dal fucile di Edoardo Borghini, 64 anni, che la sera del 19 gennaio scorso ha ucciso il figlio 34enne Nicolò al culmine di una lite, sono stati esplosi a distanza ravvicinata. Una distanza che i Ris di Parma ha stimato essere inferiore ai cinque centimetri, benché l'arma non fosse a contatto con la cute del ragazzo. È quanto emerso dall'udienza odierna, in tribunale a Novara, del processo in corte d'assise che vede imputato il 64enne per l'omicidio del figlio, avvenuto nella villetta di Ornavasso (Verbano-Cusio-Ossola) in cui vivevano insieme alla madre e a una zia. Per la difesa, lo sparo sarebbe invece avvenuto a distanza leggermente più accentuata, tra i cinque e i dieci centimetri. Dall'esame dei carabinieri del Ris di Parma è emerso anche che le traiettorie dei due proiettili, esplosi dal fucile calibro 12 a canne sovrapposte legalmente detenuto da Edoardo Borghini, sono "pressoché orizzontali", con una "lieve inclinazione dall'alto verso il basso", e hanno colpito la vittima sul fianco destro, a circa 1 metro e 30 di altezza. L'omicidio era avvenuto nel corridoio, largo meno di un metro, al primo piano della villetta. Dai rilievi e dalle analisi effettuate, i Ris di Parma hanno stabilito che al momento dello sparo il padre si trovava all'interno della camera da letto matrimoniale, all'altezza della porta. Sulla maniglia della porta della camera di fronte, che era utilizzata dalla zia, sono state trovate tracce di sangue della vittima: secondo quanto ricostruito dai carabinieri, le avrebbe lasciate lo stesso 34enne, prima di venire colpito e dopo essersi ferito, rompendo alcuni specchi nel corso della lite, forse tentando di entrare nella stanza oppure semplicemente appoggiandovisi. Il ragazzo era rientrato a casa ubriaco, con un tasso alcolemico di circa 2,5 grammi per litro, e avrebbe aggredito i genitori per futili motivi. (ANSA).

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