Xausa in pensione, ma rimane in Urologia

L’ex primario darà supporto a un’équipe sottodimensionata. Da inizio anno già eseguiti 1.500 interventi chirurgici



. Ventidue anni di servizio e non sentirne l’anzianità. Daniele Xausa, in pensione da giovedì scorso, non lascerà il Santa Maria del Prato e resterà a disposizione dei colleghi, fra corsie e ambulatori, per un consulto, una consulenza, un consiglio. L’ex primario di urologia che ha completato la sua carriera in qualità di direttore del dipartimento chirurgico, si consegna alla storia dell’ospedale di Feltre per aver affrancato Urologia da chirurgia generale che si è resa autonoma già nel piano sanitario regionale del 2012. Autonomia che era stata caldeggiata e sostenuta con decisione da Dario Bond, allora esponente regionale.

Urologia nel 2015 è diventata infine unità operativa complessa, in virtù di un’impostazione dinamica, attrattiva e territoriale con il coinvolgimento dei medici di medicina generale per la prevenzione, che si è data a questa branca dall’équipe di Xausa. Cosa che riconosce tuttora lo stesso Bond, da parlamentare, felice del fatto che l’ex primario resti al Santa Maria del Prato.

Così ieri, i direttori generale e sanitario Adriano Rasi Caldogno e Giovanni Pittoni con il direttore medico Marianna Lorenzoni, hanno salutato il professionista con un “arrivederci”: Xausa continuerà a presidiare il reparto, sia pure da una posizione diversa, anche per sostenere un organico sottodimensionato di due unità. A fronte della mole di lavoro che mette a dura prova l’équipe sia dal punto di vista ambulatoriale che chirurgico (in un anno si eseguono fino a duemila interventi), i professionisti in organico sono tre e dovrebbero essere cinque.

A evidenziare l’attrazione da fuori Usl e extraregionale su Urologia, è stato il direttore generale Rasi Caldogno che ha riconosciuto in Daniele Xausa «equilibrio e capacità organizzativa, e grande empatia con i pazienti». Oltre alle competenze tecnico-professionali, ha detto il direttore medico Marianna Lorenzoni, «il primario e capodipartimento chirurgico è stato per noi una grande spalla anche per l’approccio umano nei confronti di tutti i suoi collaboratori».

Non avrà più compiti dirigenziali ma «resterà con noi in ambito clinico a titolo gratuito», ha annunciato il direttore sanitario Pittoni. Uno degli obiettivi che si è posto fin dall’inizio il primario è stato infatti quello di «togliere urologia dall’isolamento».

E le collaborazioni con le università di Padova e Verona ne sono esempio. «Sono stato fortunato perché mi è stato concesso di portare avanti ogni progetto con le risorse e le dotazioni diagnostiche migliori», ha detto l’ex primario Xausa. I dati parlano da soli. Dall’inizio dell’anno, all’urologia di Feltre sono stati eseguiti 700 interventi in chirurgia ordinaria e 800 in day surgery, in incremento rispetto agli scorsi anni. Le prostatectomie radicali ad oggi sono state 70 di cui 20 sono state eseguite in videolaparoscopia, con notevole miglioramento nei tempi di recupero dall’intervento per il paziente. Grazie alla nuova risonanza magnetica e alla possibilità di effettuare la biopsia fusion che permette di diagnosticare tumori millimetrici, vengono fatte diagnosi precoci di tumore prostatico. —



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