Vigne: «Così si va a colpire il concetto di montagna»

BELLUNO. L'ultima mazzata, per i Comuni di montagna, si chiama “Imu sui terreni agricoli”. Il Governo ha deciso di rinviare il pagamento a giugno 2015, ma il problema resta: perché restano i tagli...

BELLUNO. L'ultima mazzata, per i Comuni di montagna, si chiama “Imu sui terreni agricoli”. Il Governo ha deciso di rinviare il pagamento a giugno 2015, ma il problema resta: perché restano i tagli ai trasferimenti ai Comuni. Tutti rischiano di chiudere l'anno con un bel (si fa per dire) buco di bilancio, ma da Roma si sono inventati una soluzione: «In base a una convenzione con il ministero dell'Interno, i Comuni potranno inserire a bilancio, alla voce entrate, la cifra che pensano di incamerare facendo pagare l'Imu sui terreni agricoli», ha spiegato Ennio Vigne, che l'altro giorno era a Roma a una riunione dell'Uncem nazionale, lui che è il presidente veneto dell'ente che raccoglie gli enti montani. «È una follia».

Praticamente ai sindaci, che stanno ripulendo i bilanci da ogni voce di entrata non certa, sarà permesso di inserire una cifra che non entrerà in cassa prima di giugno 2015. Se arriverà. E meno male che con la contabilità armonizzata, in vigore dal 1° gennaio 2015, i bilanci “gonfiati” rimarranno un ricordo. Almeno queste sarebbero le intenzioni del Governo. «Il provvedimento dell'Imu sui terreni agricoli», ha spiegato Vigne, «va a colpire il concetto stesso di montagna. Per la prima volta dal 1952, cioè da quando è stato istituito il concetto di Comune montano, si va a creare un provvedimento che colpisce duramente proprio la montagna». Lo Stato deve trovare 350 milioni di euro per coprire la manovra degli 80 euro in busta paga. «E cosa fa? Se li prende. Dai Comuni», ha sintetizzato Vigne. «Non si tornerà indietro sui tagli. Anzi, da qui a giugno ne vedremo di tutti i colori. Saranno ridefiniti i criteri per il pagamento dell'Imu sui terreni agricoli, quindi non stiano tranquilli i sindaci il cui municipio è sopra i 600 metri».

L'Uncem ha chiesto il ritiro del provvedimento e ha annunciato una manifestazione di protesta, a Roma, se non sarà ascoltato. «Probabilmente non cambierà il pensiero del presidente del Consiglio, ma è giunto il momento di alzare la voce», conclude Vigne. (a.f.)

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