San Giovanni, canonica trasformata in eremo per riflettere e pregare

LIVINALLONGO
Restaurata la canonica di San Giovanni di Livinallongo. L’inaugurazione di recente, alla presenza del vescovo Renato Marangoni e del sindaco Leandro Grones.
Ad occuparle da tempo le “Discepole del Vangelo”, un gruppo di suore che l’hanno sostanzialmente trasformata in un eremo di preghiera.
«Pur essendo nate nei pressi di Castelfranco, possiamo dire di ritrovare a San Giovanni di Livinallongo le nostre radici, quelle della spiritualità», affermano, «le prime sorelle, molto impegnate nel lavoro al servizio delle persone e della parrocchie, cercavano un luogo per fermarsi, per stare insieme, riflettere e pregare».
Dal Trevigiano, dopo varie ricerche, sono così approdate a Fodom dove l’allora parroco di Arabba, don Alfredo Levis, ha proposto loro la canonica di san Giovanni che, durante l’estate, non accoglieva la scuola e che dal 1969 non era più la sede di un parroco. Le suore si sono dedicate alla comunità locale, nella quale si sono puntualmente integrate; lo testimonia la calorosa partecipazione al momento inaugurale.
«Potremmo dire», afferma Nazarena, una delle sorelle fondatrici, «di aver vissuto già allora quell’esperienza di “Chiesa in uscita” che Papa Francesco oggi incoraggia, meno preoccupata di “dover dare” in ogni situazione e aperta a ricevere ciò che le persone che incontriamo ci donano imparando da loro a crescere insieme nella via del Vangelo».
In quegli anni, infatti, dal legame con i fodomi le religiose hanno fatto esperienza di una vita semplice ed essenziale, in ascolto dei tempi che la natura stabilisce, e nella contemplazione del creato. Hanno visto e ricevuto – come loro stesse ammettono – la saggezza e la fede, soprattutto degli anziani, nel Dio provvidente che mai fa mancare il necessario per vivere fino al momento ultimo della morte.
“Assekrem” è il nome che le religiose hanno dato in questi anni alla fraternità, ricordando l’altopiano algerino in cui Charles de Foucauld (il santo dalla cui esperienza spirituale esse attingono) trascorreva tempi di preghiera e di condivisione con gli abitanti del luogo. Infine un grazie, da parte delle “Discepole”.
«Un grazie particolare a tutti coloro che in questo tempo hanno continuato a sostenerci nel vivere la nostra missione e alle persone che hanno collaborato, con competenza e passione, alla ristrutturazione della casa affinché continui ad essere un luogo di fraternità e di cura della vita spirituale, nel valore della quotidianità e nella contemplazione della storia e del creato” . —
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