Quando Grohmann giunto in vetta disse: «Marmolada? Facile»

MARMOLADA. Una salita sognata a lungo. Ci aveva provato anche due anni prima, ma si fermò a Punta Rocca.
Eppure quando Paul Grohmann - finalmente - giunse a Punta Penia, in vetta alla Regina delle Dolomiti, quasi con una punta di delusione per quella “facile” conquista, disse: «La cima principale della Marmolada è più facile da salire. Non riesco a immaginare di aver fatto qualcosa di particolare, perché secondo il mio punto di vista raggiungere la cima esige sì una certa assenza di vertigini e una certa dose di agilità, ma non può essere considerata una vera impresa».
Era il 28 settembre del 1864, l’alba dell'alpinismo dolomitico, e l'alpinista viennese era salito sul tetto delle Dolomiti, a 3.343 metri di quota, con le guide ampezzane Angelo e Fulgenzio Dimai.
Una storia cominciata molti anni prima.
Non era destino che fosse un prete a conquistare – per primo – la Marmolada, montagna femminile, superba e riservata: era il 12 agosto del 1802 quando don Giuseppe Terza, 37 anni, nato in val Badia, scomparve sul ghiacciaio durante un tentativo di salita.
Non lo trovarono mai più e il parroco di Livinallongo si tolse la soddisfazione di mettere in guardia i fedeli e soprattutto i colleghi sacerdoti “che dovrebbero restare a casa, a studiare e pregare”.
Un avviso caduto nel vuoto visto che cinquant'anni dopo – era il 1956 – un altro sacerdote, Pietro Mugna, si avvicinò a Punta Rocca con un gruppo di alpinisti e (guarda un po') un secondo prete, don Lorenzo Niccolai.
Infine venne il turno di Grohmann.
Nel 1862 l’alpinista viennese si fermò sulla Marmolada di Rocca dove – osservando la vetta poco più a ovest – venne ammonito dalla sua guida, Pellegrino Pellegrini, boscaiolo di Rocca Pietore: «Sarebbe un affare di morte». Ce la farà due anni dopo, salendo lungo il ghiacciaio e poi lungo la Schena del Mul fino a Punta Penia: quella che oggi si chiama via normale.
A ricordare quella giornata c'è una targa.
La portarono in vetta gli alpinisti fassani nel 1964, per i cent’anni dalla prima salita della Regina.
E domani ce ne sarà un’altra, per ricordare i 150 anni, con un concerto in quota della Musega Auta Fascia.
Sarà il concerto più alto delle Dolomiti, accanto al rifugio più alto, cioè Capanna Punta Penia. Uno spettacolo che già si può assaporare.
Diceva Grohmann che salire la Marmolada è facile. Vero, soprattutto in quegli anni in cui il ghiacciaio riempiva le rocce molto più di quanto avvenga ai giorni nostri.
Ma l'austriaco non era salito lungo le rocce verticali della parete sud come fece – udite, udite – una donna.
Era il 1901 e Beatrice Tomasson raggiunse Punta Penia dal versante opposto rispetto al ghiacciaio, guidata in realtà da due forti alpinisti come Michele Bettega e Bortolo Zagonel. In cima brindarono con lo champagne.
Dissero che la Beatrice Tomasson era una spia giunta a esplorare quella montagna al confine tra l'Austria e l'Italia che una quindicina d'anni dopo diventerà un campo di battaglia, ma forse era solo un modo per giustificare l'impresa di una donna.
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