Mancata visita e insulti: assolto il medico

Agordo. Il dottore del Pronto soccorso aveva invitato il paziente ad andarsene dandogli del parassita
Di Gigi Sosso ; Di Gigi Sosso
L'ospedale di Agordo
L'ospedale di Agordo

AGORDO. Non curò il paziente, anzi gli diede del parassita. Eppure il dottor Angelo Beccari è stato assolto in abbreviato dal gup Montalto, perché l’omissione d’atti d’ufficio non sussiste e ’ingiuria è stata depenalizzata. Di conseguenza è non luogo a procedere.

Il medico padovano in servizio all’ospedale di Agordo avrebbe detto a un certo G.R. «sei il classico esempio di sfruttamento del servizio, perché sei esente da spese. Se la Usl dovesse fare un calcolo del tuo costo, sarebbe un fallimento» e non l’avrebbe visitato. Addirittura l’avrebbe invitato ad andarsene. Per la mancata visita, il pubblico ministero Marcon aveva chiesto una condanna a un anno di reclusione e il difensore di parte civile Sonia Sommacal si era accodata con una richiesta di risarcimento danni per il paziente di Taibon. Montalto si è riservato 90 giorni per la motivazione e, sulla base di queste, Sommacal valuterà se sarà il caso d’impugnare la sentenza e presentare appello. Intanto, l’unico avvocato che ha potuto sorridere è Danesin del foro di Venezia, che evidentemente aveva puntato fin da subito sulla soluzione dell’assoluzione.

Secondo la ricostruzione della procura, l’8 luglio 2015 Beccari era di servizio al Pronto soccorso dell’ospedale agordino, quando, su suggerimento della guardia medica, arriva G.R., che soffriva di dolori all’addome, probabilmente riconducibili a un intervento chirurgico di qualche giorno prima. Nel momento in cui ha visto il paziente, secondo l’accusa, il medico ha cominciato a dirgli che tutte le volte che lui era in Pronto soccorso se lo trovava davanti. Poi la frase incriminata. Alla fine nessuna visita e l’invito a congedarsi. Le frasi sono state pronunciate di fronte a sanitari e amministrativi. Sempre più sofferente, l’uomo decide di farsi accompagnare dalla figlia al San Martino di Belluno, dove avvengono la visita e la rimozione di un certo numero di punti. In viale Europa, dunque, è stato trattato come voleva. Quando è tornato in buona salute, ha denunciato Beccari sia per l’ingiuria che per l’omissione di atti d’ufficio aggravata.

Chiuse le indagini preliminari, la procura ha domandato il rinvio a giudizio del sanitario, che ha scelto un rito alternativo al dibattimento in aula. Non sono stati ascoltati testimoni, ma tutto è ruotato intorno alle carte contenute nel fascicolo della pubblica accusa. Marcon ha ritenuto provata la penale responsabilità dell’imputato per l’omissione di atti e la sua proposta era di una condanna a un anno, tenuto conto anche dello sconto di un terzo previsto dal rito alternativo. Ma dello sconto non c’è stato bisogno.

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