Il mistero dell’esplosivo nella miniera di Salafossa

SAN PIETRO. Il mistero dell'esplosivo rinvenuto nella miniera di Salafossa. Alla vigilia dell'operazione che stamani metterà in sicurezza il sito e neutralizzerà i due chilogrammi di nitroglicerina...

SAN PIETRO. Il mistero dell'esplosivo rinvenuto nella miniera di Salafossa. Alla vigilia dell'operazione che stamani metterà in sicurezza il sito e neutralizzerà i due chilogrammi di nitroglicerina rivenuti nelle gallerie sotterranee, restano ancora alcuni quesiti irrisolti. In particolare si tratta di materiale che veniva utilizzato per le lavorazioni? E, se sì, perché non era stato smaltito nel 1986, quando la miniera venne chiusa? Infine, chi lo ha trovato, se l'accesso alla miniera è interdetto? Domande che forse avranno risposta nei prossimi giorni, ma vediamo al momento quanto siamo riusciti a ricostruire.

Il ritrovamento dovrebbe essere dovuto ad alcuni speleologi che, un paio di mesi fa, avrebbero fatto una ricognizione nelle gallerie dismesse. Dato l'allarme, la Prefettura ha attuato i passi necessari per garantire la sicurezza, convocando gli enti locali e la Regola di Presenaio, proprietaria del sito. Per quanto riguarda la provenienza del materiale esplosivo, in Comelico c'è chi sostiene, chiedendo peraltro l'anonimato, come appaia improbabile che l'esplosivo sia stato dimenticato. «Secondo me», dice a mezza bocca qualcuno, «è materiale di cui qualcuno ha voluto disfarsi».

In effetti, se si pensa alla lunghezza dei cunicoli della miniera (almeno 32 km di gallerie), aver ritrovato per puro caso due chili di esplosivo sembra proprio un colpo di fortuna. La miniera è stata chiusa nell'86, dopodiché per un paio di anni (1987/88) si lavorò per portare via materiali. Responsabile dell'operazione allora era il “Corpo delle miniere”, un istituto statale di controllo del settore minerario, da cui dipendevano non solo i piani di lavorazione e le dismissioni delle miniere, ma anche la Polizia mineraria. Quando una miniera era considerata esaurita, venivano fatti i controlli insieme alla società concessionaria e redatti i verbali di consegna. Insomma, un procedimento codificato e preciso e sembra quindi strano che, in quella occasione, sia stato dimenticato in loco dell'esplosivo.

Frattanto il proprietario del sito su cui insiste la miniera di Salafossa, la Regola di Presenaio, per bocca del suo presidente, Valter Cesco Cancian, conferma che tutto è pronto per le operazioni di messa in sicurezza previste per questa mattina all'alba, con chiusura della strada regionale 355 di Val Degano, verso Sappada.

Ieri sera è arrivato da Trento il fochino esplosivista Giacomo Nardin, geologo (titolare e direttore tecnico dell’impresa individuale “Geologico”, che opera dal 2008 ed è specializzata nell’uso di esplosivi) a cui saranno delegate le operazioni. Sul posto anche Maria Luisa Perissinotto, speleologa del Servizio Cave e miniere della Regione Veneto. Fanno base all'albergo “La Genzianella” di Presenaio, nel comune di San Pietro di Cadore.

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