Costan, le Rsu dicono no ai “ricatti”

Limana. Assemblee ieri in azienda per spiegare quel che sta dietro alle dimissioni in blocco dei delegati e alle assunzioni

LIMANA. «Non accettiamo il ricatto di scambiare assunzioni (quindi la vita di tante persone e famiglie) con deroghe sugli accordi già siglati». A dirlo con forza sono le rsu dimissionarie della Costan. Sul tavolo l’esclusione dall’integrativo per gli assunti dal 2010 in poi dell’articolo sul premio fedeltà. In tema si terrà un incontro, lunedì, in Confindustria Belluno. Ieri le assemblee sindacati-lavoratori, rimasti senza rappresentanti interni: non sono stati pianificati scioperi al momento, ma non manca il malumore tra i dipendenti. Le dimissioni delle rsu (scadute già da un anno) sono arrivate per la decisione aziendale comunicata in un incontro a fine ottobre: visto l’aumento di ordini e attività e gli sgravi fiscali del Jobs Act per il 2015, si sarebbe detta pronta ad assumere a tempo indeterminato 40 dipendenti. Nota dolente sarebbe nel fatto che Costan subordinerebbe l’operazione all’eliminazione dell’articolo dell’integrativo in vigore fino al dicembre 2016 che prevede il premio fedeltà per chi è assunto da più di 20 anni. E che vorrebbe tagliare questa clausola per chi è stato assunto dal 2010 in poi. Un’azione che le rsu dimissionarie definiscono «ricattatoria»: «L'azienda, a soli quattro giorni dalla scadenza di molti contratti a termine, ha convocato le rsu per porre quello che a tutti gli effetti si chiama ricatto. Ciò che voleva era un impegno per il prossimo contratto aziendale, che dovrà essere rinnovato dalla fine del prossimo anno, in cui si doveva prevedere che per gli assunti dal 2010 in poi non esistessero più gli scatti di fedeltà». «Questo “in cambio” di 40 assunzioni a tempo indeterminato», continuano le rsu, «che in realtà sarebbero fatte col Jobs Act, che come è noto non tutela più i lavoratori dal licenziamento e rende le assunzioni precarie». Gli ex delegati ricordano anche «che già nell'ultimo accordo firmato nel 2014 è stato previsto che per nuovi assunti i premi variabili vengano corrisposti dopo 10 mesi di anzianità aziendale, quindi già subiscono un trattamento diverso. Si è modificato il regime degli scatti di fedeltà allungando i tempi di raggiungimento degli stessi e si è introdotto il nuovo metodo di riconoscimento della parte variabile del Pdr legato alla malattia. Tutto ciò è stato firmato con la promessa dell'azienda di fare assunzioni a tempo indeterminato (e allora non esisteva ancora il Jobs Act)». La conclusione delle rsu è una soltanto: «L’azienda non ha mantenuto la parola». E per spiegare ancor meglio il perché delle dimissioni puntano l’accento sull’«atteggiamento aggressivo e offensivo da parte di azienda e Confindustria, tale che non si è potuti arrivare a fare un ragionamento, a discutere del merito. Ed è per questo che abbiamo abbandonato il tavolo. Le dimissioni sono state inevitabili. Adesso qualcuno viene a dire che i mancati rinnovi a tempo indeterminato sono colpa delle rsu, ma chi ha deciso di usarli come arma contundente per ottenere altro è l’azienda».

Martina Reolon

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