Contadino Simo, il coltivatore 2.0 che alleva galline e piace ai social

Simone Bazzali dopo tre anni in Luxottica si è messo in proprio: «Collaboro con La Fiorita e spero di crescere»

SOSPIROLO

Se è nato prima l’uovo o la gallina resta una questione aperta anche ai tempi dei social network.

Quello che è certo è che entrambi sono nati prima di Facebook ma, ciò nonostante, essi possono oggi convivere per condividere interessi. Almeno a giudicare dalla pagine de “Il contadino Simo”, forte di oltre 5800 follower che si appassionano alla sua agricoltura virtuale ma anche molto reale.

Il protagonista si chiama Simone Bazzali: sospirolese, 24 anni, ha dato vita alla sua attività imprenditoriale a Torbe, in località Ai Pissa. Coldiretti non si è lasciata sfuggire la sua intraprendenza on e off line, dedicandogli un comunicato stampa e persino il governatore veneto Luca Zaia lo ha omaggiato con un post, esortando a mettere un like sulla pagina.

Ma cosa fa il contadino Simo? Nella campagna sospirolese si trovano ruspanti galline ovaiole, libere di scorrazzare e amorevolmente accudite dal loro padrone che si dedica anche a un campo di fagioli, a uno più piccolo di zafferano e all’apicoltura (è socio di Api dolomiti).

Con il solo aiuto di papà Ivo, Simone porta avanti una passione che gli è stata trasmessa da nonno Sergio sin da piccolo, quando lo svegliava presto al mattino per portarlo a vedere coi suoi occhi il lavoro nei campi.

Insieme al lavoro di agricoltore, Bazzali porta avanti il suo incarico di consigliere comunale, sui banchi della minoranza sospirolese.

Simone, come è nata l’idea di un’attività agricola?

«A vent’anni ho iniziato a lavorare in Luxottica, dove sono rimasto per tre anni, ma poi il contratto non mi è stato rinnovato. Tutto sommato questo mi è servito; avevo già l’idea di dedicami all’agricoltura, magari part time, a contatto con la natura, essendo sempre vissuto a Sospirolo. La scadenza del contratto non mi ha abbattuto, anzi mi sono subito rivolto a Coldiretti per capirne di più, in quanto io non vengo da una realtà famigliare già legata al mondo agricolo. Così ho deciso da un paio d’anni di provare ad allevare alcune galline e a valorizzare la terra con delle piante da frutto».

Quando sono arrivati i risultati?

«Direi piano piano col passaparola, fino a oggi quando mi sono associato a un’altra importante realtà della provincia, che è la cooperativa “La Fiorita”, capace di dare grandi certezze ai giovani agricoltori. Nel momento in cui partivo da zero e senza contatti, la coop mi ha consentito di crederci, valorizzando la qualità del prodotto con il giusto compenso. Anche se non mi considero all’antica, credo comunque nell’importanza di un cibo buono; oggi trovano tutti i prodotti nei supermercati a un prezzo esiguo, anche quelli fuori stagione, e si sta perdendo il valore dell’alimentazione».

Che cosa offre la tua azienda?

«Da giugno a oggi ho prodotto da solo frutta e verdura, dai fagioli ai cavolfiori, dai pomodori alle radicele. Nel caso del fagiolo bala rossa, ad esempio, ho costanti richieste sia da privati che dalla cooperativa e questo mi onora. Sono anche stato fortunato perché le mie coltivazioni non sono state intaccate dalle cimici, problema che è invece diffuso tra gli agricoltori. L’importanza della cooperativa è anche legata alla questione dei prodotti deperibili. Spesso un contadino non può pensare a tutta la filiera, dalla coltivazione alla distribuzione, mentre una coop dà più sicurezza in questo senso grazie alla cooperazione tra agricoltori».

C’è una parte che ti dà più soddisfazione?

«Forse l’incontro con il pubblico. Ho contatti diretti con le persone che vengono qui per comprare le uova ma arrivano anche molto famiglie con bambini cui mostro le galline. Queste, al contrario che nelle coltivazioni intensive, mangiano granaglie, erbe e insetti, sono libere di muoversi, si regolano sulla luce solare, tant’è che ho galline di due anni che ancora fanno uova, mentre invece in molti allevamenti intensivi non arrivano a un anno di vita. Riesco a coprire la richiesta di cinque/sei uova al giorno su prenotazione; è una soddisfazione e inizio a sentirmi realizzato e sereno».

Come si avvicinano i social all’agricoltura?

«A me piace relazionarmi con le persone, mostrare la mia attività: perciò ho iniziato nella primavera scorsa, a postare semplici contenuti, brevi video o foto con alcune descrizioni o consigli sul tema. Pian piano ho iniziato a avere consensi dal pubblico e anche da enti come Coldiretti, che ha apprezzato il mio modo di parlare ai giovani. Il presidente Zaia mi ha fatto una piacevole sorpresa. Penso che questo sia un grande aiuto per mettere in luce le attività imprenditoriali giovanili, anche in altri ambiti, non solo per la visibilità ma anche in un’ottica di scambi e contatti».

Hai investito nel tuo territorio. Entra in questo la tua attività da consigliere comunale?

«Certo, punto alla crescita e alle potenzialità del territorio. Nel futuro vorrei investire in una sorta di casa per gli ospiti, dove portare persone da fuori territorio per scambi reciproci. C’è anche l’idea di creare un laboratorio per la trasformazione di ortaggi e un agriturismo. Ma, al di là del mio caso, nel comune ci sono tante case, in vendita e da ristrutturare, che sarebbe bello valorizzare come b&b o per creare indotto, sulla scorta di province vicine. Un consiglio ai miei coetanei è, se si sentono portati, di investire in attività imprenditoriali sul proprio territorio; le grandi fabbriche e il benessere purtroppo schiacciano a volte la volontà di mettersi in gioco. Certo, è anche un investimento economico, ma il ritorno all’imprenditoria dovrebbe essere visto come una possibilità economica che andrebbe agevolata anche a livello burocratico». —


 

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