Bosch punta sulla ex Form il sollievo dei lavoratori
Quero: gli operai a fine turno commentano l’arrivo della multinazionale tedesca «Eravamo con l’acqua alla gola, già si notano i primi effetti della nuova gestione»

QUERO VAS. Nuova proprietà e nuova linfa vitale. Bosch, multinazionale con il cuore in Germania ha presentato un piano industriale impegnativo, che promette investimenti e una rivalutazione complessiva dello stabilimento ex Form del gruppo Albertini. Ventuno milioni di euro che danno coraggio anche a chi finora ha tenuto duro, con una situazione che sembrava veramente da ultima spiaggia, ma che ora prende altre prospettive, più positive. Nel programma ci sono due nuovi forni, la creazione di un centro di ricerca e sviluppo unito a delle assunzioni di figure specializzate che completeranno il cerchio.
Intervistati al termine del turno di lavoro alcuni operai commentano l’avvento della nuova proprietà: «È una boccata di ossigeno», afferma uno di loro, un italiano che lavora nello stabile da oltre un decennio, «che promette un futuro, qualora i piani di investimento venissero rispettati appieno anche ai giovani. Prima eravamo con l’acqua alla gola, a cominciare dall’ambiente di lavoro: non c’era né manutenzione delle macchine né tantomeno un controllo dell’igiene. Eravamo allo sbando. E per di più non funzionava nemmeno l’illuminazione. Il centro di ricerca e sviluppo che verrà creato potrà essere in prospettiva utile per la crescita dell’azienda e così anche del territorio».
Il piano di Bosch garantirà una crescita sotto tutti gli aspetti e che finalmente, dopo le tribolate vicende che hanno coinvolto questa azienda negli ultimi tempi, non parlerà di esuberi. «Degli oltre 120 operai che eravamo qui», prosegue un altro operaio più anziano, «siamo rimasti una settantina. Bosch è un’azienda seria e rinomata a livello internazionale che ha garantito investimenti salvandoci. Non so quanto ancora avremmo potuto andare avanti così in queste condizioni precarie, sia per quanto riguarda i macchinari che per le norme di sicurezza che ormai sembravano non interessare più nessuno, senza contare la retribuzione che tra cassintegrati e quant’altro era disperata. Nell’ambiente di lavoro, illuminazione a parte abbiamo notato subito dei cambiamenti».
«Ormai», aggiunge un suo collega, che tenta di sdrammatizzare, «era diventato come andare a lavorare in miniera, ma la Bosch ha subito provveduto alla pulizia e anche alla manutenzione dei macchinari». Chiude un altro operaio straniero: «Ci è stato promesso lavoro tramite un piano di investimenti di cui penso non vedremo dall’oggi al domani i benefici ma siamo comunque fiduciosi perché l’azienda in questione è seria e famosa a livello internazionale, con stabilimenti in tutto il mondo».
La fiducia si spera possa crescere anche per coloro che negli ultimi tempi, come i dipendenti della ex Ferroli di Alano di Piave si sono ritrovati senza lavoro a causa della chiusura dello stabilimento. Sulla vicenda esprime il proprio parere il sindaco di Alano, Serenella Bogana: «Ho da poco appreso la notizia dell’acquisizione della Bosch dello stabilimento di Quero. Essendoci attinenza nel tipo di lavorazione tra la nuova azienda e quella di Alano questa potrebbe essere senza dubbio l’occasione per le persone rimaste senza occupazione di trovare lavoro in maniera stabile».
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