Belluno, un tweet del Papa “benedice” la lunga notte delle chiese

La rassegna portata in Italia nel 2016 da Stefano Casagrande e BellunoLaNotte. All’inizio partecipò solo la Diocesi di Belluno–Feltre, quest’anno erano 150
Alessia Forzin
La lunga notte delle chiese, un’esibizione a Belluno nel 2016, anno del debutto della rassegna
La lunga notte delle chiese, un’esibizione a Belluno nel 2016, anno del debutto della rassegna

Anno 2016: la Lunga notte delle chiese debutta nelle parrocchie della Diocesi di Belluno-Feltre. Organizza BellunoLaNotte, il format è di quelli che rompe gli schemi. In maniera positiva. Il pubblico risponde, con entusiasmo. Anno 2023: le Diocesi coinvolte nella rassegna sono diventate 150. Gli eventi, impossibile elencarli. E a benedire la rassegna (è proprio il caso di dirlo) arriva anche il tweet di Papa Francesco.

«Una grande emozione», racconta Stefano Casagrande, anima di BellunoLaNotte e organizzatore della rassegna che si è affermata nel panorama degli eventi nazionali. In maniera quasi inaspettata.

Stefano, partiamo dal tweet del Papa. Cosa hai pensato quando l’hai visto?

«È stato veramente emozionante. Era nell’aria, da due anni cerco di mettermi in contatto con il Vaticano e scrivo lettere al Papa per cercare di coinvolgerlo in qualche modo in questo progetto. Quest’anno, parlando con la segreteria di Stato Vaticana, sapevo che avrebbe potuto arrivare un messaggio, ma finché non lo vedi... È stato bello, veramente».

Sembra essere anche notevolmente cresciuta l’attenzione mediatica nei confronti della rassegna.

«Sì, e di quelli legati al Vaticano in particolare. C’è stata un’intervista su Avvenire, su Tv2000... Ed è aumentata la partecipazione: quest’anno si sono iscritte 150 Diocesi».

Quante?

«Centocinquanta. Se penso che quando sono partito, nel 2016, c’era solo la Diocesi di Belluno-Feltre...».

Stefano Casagrande, fondatore e anima di BellunoLaNotte e della rassegna La lunga notte delle chiese
Stefano Casagrande, fondatore e anima di BellunoLaNotte e della rassegna La lunga notte delle chiese

Riavvolgiamo il nastro. Anno 2016, debutta La lunga notte delle chiese. Come nasce la rassegna?

«Si tratta di un format austriaco, che avevo visto e mi era piaciuto. Lì la fanno da anni, partecipano tra le 700 e le 800 chiese ad ogni edizione, con concerti, spettacoli, visite guidate... Mi è piaciuto è ho coinvolto la nostra Diocesi. La Pastorale Giovanile mi ha aiutato a mettere in piedi un programma variegato e il pubblico rispose in maniera inaspettata: c’era talmente tante gente nelle chiese che i parroci non sapevano più come mandarla via (ride, ndr)».

Poi cos’è successo?

«La rete si è allargata. Prima alle Diocesi limitrofe, poi sempre di più. Oggi la rassegna si svolge in tutta Italia, dalla Val D’Aosta alla Sicilia al Friuli Venezia Giulia. È un lavoro che impegna nove mesi di programmazione. Io non organizzo gli eventi, di quelli si occupano i soggetti che si iscrivono alla rassegna, dalle parrocchie alle Diocesi alle associazioni. Io coordino. La formula funziona».

La rassegna in quali date si svolge?

«In un’unica giornata, quest’anno è stata il 9 giugno. Ma dal prossimo anno sto pensando di ampliarla al week-end, fare una tre giorni, perché ci sono realtà che organizzano veramente tanti eventi. La Diocesi di Casale Monferrato, per esempio, quest’anno ha coinvolto 35 parrocchie».

Qual è il segreto di una rassegna che cresce con questa costanza?

«Credo sia il fatto di non aver mai messo vincoli alla partecipazione: possono iscriversi Diocesi, parrocchie, associazioni. L’unico vincolo, se così lo vogliamo chiamare, è seguire il tema. E poi si tratta di un evento aperto anche ad altre confessioni religiose (ad esempio partecipano la Chiesa Valdese e Metodista): per loro è un modo per confrontarsi. Ed è infine un modo per la comunità di esprimersi».

È anche un’occasione per aprire le chiese.

«Sì, specie quelle piccole, quei gioielli che abbiamo nel territorio e che magari pochi conoscono perché non è possibile riuscire a tenere aperte tutte le chiesette che ci sono in Italia. Pensiamo alle nostre zone... Ci sono persone che mi hanno detto che non andavano in chiesa da anni, ci sono tornate grazie alla rassegna e hanno scoperto dei tesori d’arte».

Ti immaginavi, quando sei partito, un simile successo?

«Sinceramente no, non in maniera così ampia. Ci sono già realtà che si stanno iscrivendo per l’edizione del prossimo anno, che sarà il 7 giugno».

Quest’anno c’è stato il messaggio del Papa. L’anno prossimo un evento in Vaticano?

«Sarebbe bello! Prima che arrivasse la pandemia stavo organizzando una sorta di anteprima de La lunga notte delle chiese, in una basilica a Roma. Ovviamente ho dovuto bloccare il progetto. Ma è lì... vediamo, per l’anno prossimo».

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