Associazione malati reumatici, un faro per chi combatte una patologia subdola

In provincia i soci sono circa 150. La referente Marisa Dai Prà: «Il clima freddo del Bellunese incide, i pazienti stanno aumentando e si abbassa anche l’età»

Luca Maciga / BELLUNO

Un sostegno alle persone con patologie di tipo reumatico. Questo è l’obiettivo che si pone l’Associazione malati reumatici del Veneto - provincia di Belluno - che ha una sua referenza nella nostra zona e dà supporto ai malati reumatici bellunesi che sono di diversa natura a seconda delle patologie, che fra l’altro spesso sono poco conosciute.

Queste malattie ovviamente colpiscono giovani e meno giovani, senza distinzione di età. In questo contesto entra in gioco l’Associazione che aiuta, fornisce supporto alla persona durante la malattia, oltre ad organizzare incontri e convegni, dando informazioni in merito a nuove disposizioni mediche ed a nuovi medicinali che entrano in commercio.

A Belluno ci sono circa 150 soci, dei quali non tutti sono affetti da patologie, poiché ci sono anche i soci cosiddetti sostenitori, che sono indicativamente una ventina. La referente per Belluno Marisa Dai Prà spiega come si evolve l’operatività dei volontari legati all’Associazione: «L’attività principale è quella mensile, il terzo martedì di ogni mese ci troviamo in sede e ci incontriamo per rapportarci con gli eventi e con tutto quello che può accadere in provincia di Belluno che rientra nella nostra sfera di interesse. Come referente, relaziono in merito alle questioni discusse con le istituzioni. Quindi rendo noto ai soci ciò che è stato fatto e ciò che c’è da fare. In sede abbiamo anche del materiale a disposizione, costituito da vari opuscoli che parlano delle malattie e danno delle informazioni, soprattutto nell’indicare la modalità giusta nell’uso dei farmaci».

Sono molti i bellunesi che soffrono di queste malattie? Chi sono le persone maggiormente colpite?

«Dal punto di vista numerico è difficile rispondere perché ci sono più di 300 patologie diversificate. E’ bene sottolineare che, in occasione dell’ultimo convegno tenutosi in autunno a Verona, i medici hanno fatto emergere che nel Veneto, soprattutto nelle zone fredde come possono essere le nostre, le malattie reumatiche sono in aumento: non sono i classici reumatismi, bensì le malattie autoimmuni. Altro dato che è emerso è che queste malattie stanno colpendo le persone molto giovani. Inoltre, le malattie autoimmuni e quelle reumatiche sono triplicate negli ultimi dieci anni».

Quindi Belluno, essendo la zona più fredda del Veneto, è molto colpita da questo problema?

«Assolutamente sì. Questo è un dato di fatto che viene ribadito dagli specialisti reumatologi. Il freddo è un problema perché non aiuta le persone affette da malattie reumatiche, anzi le limita moltissimo».

Quando un paziente si rivolge a voi, si sente più tutelato?

«Loro sanno che noi forniamo un supporto il più possibile completo. Per esempio, entriamo anche nel merito di quello che è l’aspetto legislativo, forniamo tutte le indicazioni per il riconoscimento di un’eventuale invalidità, dando tutte le dritte sul percorso da seguire. Il malato reumatico non è come quello che ha il raffreddore, in quanto spesso ci troviamo di fronte a persone che il giorno prima stanno benissimo ed il giorno dopo malissimo. In questo contesto, essere riconosciuti come malati reumatici, li aiuta molto sotto l’aspetto psicologico perché si sentono meno soli. La nostra funzione primaria è quella di essere presenti. Infatti, in provincia di Belluno, una cosa che ho sentito spesso dopo i nostri interventi, è l’esclamazione “Finalmente non siamo più soli!”, in quanto nelle piccole comunità non viene riconosciuta la portata della loro malattia».

Ci sono delle zone della nostra provincia più colpite dalle patologie?

«Fondamentalmente non ci sono grosse differenziazioni sul nostro territorio. Unica nota è che, come dicevo, la patologia si aggrava quando le temperature sono più rigide. Se io penso quindi alle nostre zone di montagna, chi ne è malato soffre maggiormente rispetto a chi è in pianura. Accade anche spesso che ci sia un sommerso in cui molti tendono a non parlarne, così talvolta ci vogliono degli anni per avere una diagnosi».

Vi può essere una differenza di trattamento tra il Bellunese e le altre città venete o nel nostro territorio si riesce ad ottenere ugualmente un buon servizio?

«In provincia ci sono dei reumatologi eccezionali e noi riconosciamo il loro valore, fanno un gran lavoro, hanno una gran dedizione e sono molto preparati. In provincia avremmo invece bisogno di qualche reumatologo in più, perché vi è un problema di liste d’attesa a volte lunghe anche se, grazie ad una sinergia tra noi e la Usl, siamo riusciti a limitare questo tipo di problematica».

Si può guardare con ottimismo al futuro?

«Con i medicinali di ultima generazione abbiamo avuto dei progressi importanti, hanno aiutato numerose persone affette da questa problematica. La ricerca è andata avanti ed ha dato speranze ai malati, specie negli ultimi dieci anni. Una cosa è certa: c’è ancora molto da fare». —

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