Più costi e burocrazia: apicoltori protestano contro il governo

Salta l’esonero alla registrazione delle movimentazioni. L’ Arav: «Api equiparate a mucche, comparto in crisi»

Api equiparate a mucche e maiali. L’Associazione Regionale Apicoltori del Veneto prende posizione contro l’ultimo manuale operativo emanato dal Ministero della Salute, che disciplina la tracciabilità degli animali. «Fino ad oggi», sostiene il presidente Gerardo Meridio, «gli apicoltori dovevano censire in banca dati, entro il 31 dicembre di ogni anno il numero dei propri alveari, la loro localizzazione ed apporre un cartello identificativo con il codice assegnato dalla banca dati. Erano esonerati dal registrare le movimentazioni da e verso apiari della medesima proprietà che avvengono all’interno della stessa provincia. Con il nuovo manuale in vigore da questo mese, vengono poste in carico agli apicoltori ulteriori e assurdi oneri. Le api sono considerate al pari dei maiali, pecore, mucche capre ecc».

L’apicoltore quindi dovrà registrare preventivamente in banca dati la movimentazione degli alveari, cui si aggiungono le registrazioni per tutte le movimentazioni, incluse quelle tra apiari dello stesso stabilimento di apicoltura del materiale apistico vivo, quali nuclei, pacchi di api, api regine, celle reali e telaini con covata, addirittura gli sciami catturati in giro e il furto degli alveari. Ovviamente serve il documento di accompagnamento la cui validazione e le attestazioni sanitarie sono regolamentate da disposizioni di sanità animale, locali e nazionali. Idem per “l’impollinazione”.

A questo si aggiunge che per aprire un apiario sarà da oggi necessario chiedere la registrazione tramite il Suap del comune dove dovrà insistere l’apiario. Il non rispetto degli obblighi è sanzionato fino a 3 mila euro per apiario irregolare e le registrazioni e le movimentazioni in banca dati costeranno 20 euro da 20 a 149 alveari e 35 euro per un numero superiore.

Meridio lancia un appello al governo: «State mettendo in difficoltà un comparto che è un eccellenza Italiana. L’apicoltore oggi deve già affrontare stagioni terribili che costringono fornire alimentazioni alle api affamate, che gratuitamente svolgono l’importantissima impollinazione. Senza gli apicoltori che le accudiscono le api sparirebbero, con conseguenze per l’agricoltura devastanti. Oltre all’uso di prodotti in agricoltura che stanno decimando le api, aggiungiamo questa ulteriore burocrazia ed altri costi, gli apicoltori italiani si ridurranno ulteriormente e visto che importiamo più del 50% del miele dall’estero, dipenderemo sempre più da paesi come la Cina la Turchia e paesi dell’est».

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